La miniatura e il quadro scomparso

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Photo ©: Mg/Antichità al Ghetto SAS

[ENGLISH]                                                                                  [FRANÇAIS]

Lo sguardo della fanciulla e i colori tenui del dipinto ci hanno conquistato ancor prima di voltare la tavola a scoprire la nota scritta a mano sul retro della miniatura. Non è stato facile decifrare la calligrafia del messaggio, ma con l’aiuto di due amici madrelingua inglese ce l’abbiamo fatta. Le informazioni contenute, ricche di nomi e dettagli, sono state preziosissime.

La miniatura su avorio è una copia in versione ridotta di un’opera di ‘Schidone’, al secolo Bartolomeo Schedoni (Modena 1578 – Parma 1615), artista irrequieto – si conosce molto della sua vita grazie ai numerosi atti processuali a suo carico – la cui mano fu molto influenzata dai dipinti del Carracci.

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‘Fanciulla con la tavola dell’alfabeto’ o ‘Il “Padrenostro”’, olio su tavola, 1609 Bartolomeo Schedoni – Immagine tratta dall’opera monografica “Bartolomeo Schedoni 1578 – 1615” a cura di Emilio Negro e Nicosetta Roio, Artioli Editore, 2000 (cat. 29)
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Photo ©: Mg/Antichità al Ghetto SAS

Il quadro in questione è un olio su tavola con titolo ‘Fanciulla con la tavola dell’alfabeto’ o ‘Il “Padrenostro”’, cm 84,5 x 35,5, la cui ubicazione è attualmente ignota.
Nel 1607 il Padre Bernardino da Marradi, Frate Minore dei Cappuccini di S. Francesco a Fontevivo, dettò i nuovi capitoli riformati della locale Compagnia delle Putte della Dottrina Cristiana, che si assumeva di educare, istruire e provvedere annualmente alla dote di dodici fanciulle oneste e da marito, sorteggiate fra le più  bisognose e meritevoli. I Cappuccini e Ranuccio Farnese – duca di Parma – decisero di sfruttare al meglio il favore del popolo, che aveva accolto questa iniziativa benefica con grande calore: venne deciso di dare un’aura di ufficialità alle celebrazioni e perciò, a partire dal 2 febbraio 1609, festa della Purificazione di Maria, in quello stesso giorno di ogni anno a venire le vincitrici della “borsa della ventura” avrebbero dovuto partecipare – vestite con i colori dell’abito della Madonna – ad una solenne processione che sarebbe approdata nelle chiese cappuccine di Parma, Piacenza e Fontevivo. Fu così che Ranuccio volle commemorare questo avvenimento affidando a Schedoni l’esecuzione del dipinto noto come il “Pater Noster”: questo fu consegnato il 25 aprile 1609 assieme ad altre sue opere.
La tavoletta raffigura dunque  “una putina con una tolla in mano” su cui sono leggibili la metà delle lettere dell’alfabeto, la scritta “Oratio domenicale” e, appunto, alcuni versi del “Pater Noster” (da cui il titolo assegnato al dipinto): una sorta di sillabario, ossia un “Summario” che si dava alle giovinette affinché potessero studiare i primi rudimenti della scrittura, indispensabili per imparare a leggere e pregare correttamente. La fanciulla inginocchiata indossa, in riferimento all’abito della Vergine immacolata, un vestito bianco e azzurro, ha riposto da poco il cesto da lavoro e invita al silenzio il bel giovane tentatore alle sue spalle.

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“This painting on ivory, copied from a small oil (reduced painting by Schidone) – belonging atte (to) Earl of Gainsborough – and burnt in the fire at Exton Park, was one by Henriette Finch sister of George Earl of Winchilsea, about 1798” – Photo ©: Mg/Antichità al Ghetto SAS

Del dipinto originale disponiamo purtroppo solamente di un’immagine in bianco e nero; non si conosce infatti il luogo dove esso sia collocato ai nostri giorni.  Dalle note affisse sulla miniatura pare che il Conte di Gainsborough fosse in possesso di una copia, arsa nel terribile incendio di Exton Park nel 1810. L’ultima segnalazione di un dipinto con lo stesso soggetto – forse l’originale? – giunge da Londra, dalla collezione Halsborough.
Qualche parola sulla nostra miniatura: l’immagine è impreziosita dall’irregolarità della tavola i cui lati curvi definiscono chiaramente la sezione di zanna d’elefante. Stando a quanto riportato dalle note a descrizione del dipinto, trascritte su un foglio di pergamena saldamente incollato alla tavoletta di avorio, la miniatura intorno al 1798 è appartenuta a Mary Henrietta Elizabeth Finch-Hatton (1753 – 1822), sorella (?) del Conte George Finch IX of Winchilsea (1747 – 1823). La preposizione ‘by’ posta prima al nome di Henrietta ci indurrebbe ad ipotizzare inoltre che  la miniatura potrebbe addirittura essere stata realizzata da Henrietta stessa in quell’anno.
Se volete ammirare la miniatura di persona, venite a trovarci, saremo felici di mostrarvela!

Bibliografia: “Bartolomeo Schedoni 1578 – 1615” a cura di Emilio Negro e Nicosetta Roio, Artioli Editore, 2000, pagg. 84 – 85