Il successo della nostra mostra “Venezia: armonie di vetri e tessuti” durante la prima edizione – o come gli addetti ai lavori preferiscono chiamarla, l’edizione “zero” – di “The Venice Glass Week” ci ha confermato di essere sulla strada giusta: se da una parte l’arte contemporanea sta garantendo nuova e prospera vita al vetro di Murano, permettendo ad artisti italiani e stranieri di sperimentare forme inusitate e tecniche all’avanguardia, ci sono ancora moltissimi appassionati che desiderano conoscere e approfondire la storia passata di questa splendida arte.
Nel panorama del festival siamo stati tra i pochissimi ad allestire un evento – una mostra nel nostro caso – dedicato alle trasparenze meno recenti, esponendo vetri del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo, accompagnati da delicate trame di tessuti veneziani.
L’incanto nello sguardo dei visitatori ci ha spinto a continuare la ricerca di meraviglie del passato e a spingerci ancora di più nei meandri della storia.
La ricerca non è per niente facile ma, ça va sans dire, è appassionante, ogni giorno di più!
E’ con piacere che vi presentiamo in questo primo articolo del 2018 una delle nostre ultime acquisizioni, un vero e proprio tesoro dal XVII secolo: una coppia di ampolline in vetro trasparente incolore lavorato “a penne”.
La descrizione tecnica è reperibile nella scheda descrittiva che abbiamo preparato ad accompagnamento dei due vetri, i curiosi e gli appassionati possono comodamente scaricarla qui –> [scheda descrittiva]
La foto potrebbe tradire le dimensioni reali; le ampolle sono molto piccole, leggere e delicate. Così delicate che per il momento abbiamo preferito lasciarle così come le abbiamo trovate, senza tentare di pulirle.
Il vetro può risultare più opaco, poco luminoso e brillante, è vero, ma il rischio di intaccare seppur minimamente la superficie ci fa propendere per l’astensione da interventi di pulizia.
I più acuti osservatori avranno notato come all’interno sia possibile vedere delle tracce di cera.
Come mai la cera? Perché con tutta probabilità i due piccoli contenitori in vetro avevano uso liturgico. Non è difficile immaginarli infatti ad ornare la tavola di un altare, vicino a delle candele, uno a contenere del vino, l’altro dell’acqua per l’Eucarestia.
Il vetro soffiato è tra i materiali più fragili esistenti. Se le sue trasparenze, poi, hanno riflesso la luce e i colori di quattrocento anni di storia, è inevitabile che l’integrità della vita dell’oggetto possa essere a rischio.
L’ansa di una delle due ampolle ha effettivamente incontrato un destino avverso: ad un certo punto della sua esistenza deve aver subìto un urto ed è ora mutila della parte superiore.
Ampolline simili sono attualmente conservate al Museo del Vetro di Murano, Venezia e al Museo Poldi Pezzoli di Milano.
Siamo entusiasti al pensiero che da qualche giorno a questa parte, anche il nostro negozio abbia la fortuna di ospitare dei vetri così longevi e affascinanti.
Vi aspettiamo per farveli vedere di persona!