L’anello dei segreti

M’avrai, ma fredda esanime spoglia” sussurra Leonora suggendo il veleno racchiuso nel suo anello.
Queste parole ci accompagnano in una delle scene finali de “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi.
La bella Leonora, disperata per la condanna a morte del suo amato Manrico per mano dell’odiato Conte di Luna, giura al malvagio di sposarlo a patto di liberare l’amato. La promessa è tuttavia un inganno: Leonora ingerirà il veleno celato nell’anello, morendo tra le braccia del suo Trovatore.
Assistetti all’opera per la prima volta nel 2001, all’Arena di Verona. Avevo 14 anni. E fu in quel momento, mentre venivo cullata dalle dolci musiche di quel melodramma dalla trama così intricata, che venni a conoscenza degli anelli per il veleno rimanendone incantata.

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Questi anelli, la cui diffusione prese piede in Europa nel XVI secolo ma la cui origine è nettamente orientale, sono caratterizzati da un piccolo scomparto segreto in cui veniva riposta la sostanza letale.   
Lo scomparto poteva essere celato sotto la montatura o sotto la pietra incastonata che all’occorrenza veniva spezzata. Quando il gioiello perse nel tempo il suo scopo fatale per divenire un monile più ricorrente (seppur abbastanza inconsueto in tempi moderni) non fu più necessario occultare eccessivamente lo scomparto che divenne nella maggioranza dei casi parte del castone stesso.

A questo punto l’anello non serviva ormai più esclusivamente a celare pozioni mortali, ma divenne un piccolo scrigno discreto e personale per portare sempre con sé il ricordo di una persona amata (ad esempio una ciocca di capelli), sali o essenze profumate, pillole, messaggi segreti, reliquie e qualsiasi cosa di prezioso che potesse essere contenuto all’interno di uno spazio così minuscolo.

Non è la prima volta che incontriamo questo tipo di gioiello: chi è venuto a farci visita si ricorderà forse degli anelli da matrimonio giudaici in cui ogni tanto ci capita di imbatterci. Anch’essi nascondono uno scompartimento sotto il coperchio forgiato in forma di casa (a simboleggiare felicità e prosperità per la coppia) al cui interno veniva riposto un pezzetto della ketubah (contratto di matrimonio) o delle spezie profumate per santificare la cerimonia.

Chissà quali piccoli tesori avrà racchiuso l’anello di cui vogliamo parlarvi oggi.
Di chiara fattura Medio-orientale, l’anello è stato realizzato in argento e filigrana d’argento. Lo scomparto segreto, a sezione quadrata, è celato da un coperchio a cerniera minuziosamente lavorato.        

Chi ci conosce sa che ci sentiamo un po’ gli Sherlock Holmes dell’antiquariato – la ricerca e la catalogazione sono una delle parti più stimolanti di questo mestiere -: lente alla mano abbiamo osservato i punzoni (marchi dell’argento) che ci hanno permesso di scoprire che durante la sua esistenza, l’anello venne importato in Francia alla fine del XIX secolo. Più nello specifico l’argento venne saggiato proprio a Parigi tra il 1890 ed il 1891 (vedi la scheda tecnica per maggiori dettagli).        
Dopo chissà quanto girovagare l’anello è ora arrivato a Venezia, in attesa di una nuova destinazione e di nuovi piccoli segreti da celare al suo interno.

Taglia: 14/54
Peso: 4,4 g

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